In questa interessante video-presentazione tenuta al recente TED, la ricercatrice Cynthia Breazeal, già quando era appena laureata si chiedeva perché usassimo Robot su Marte ma non nelle nostre case. La chiave, capì, era allenare i robot a interagire con la gente. Ora continua a sognare e costruisce robot al MIT Media Lab che insegnano, imparano.. e giocano.
Al minuto 10:54 c'è anche un sorprendente filmato demo di un nuovo gioco interattivo per i bambini.
TED Talks - Cynthia Breazeal: Arrivano i Personal Robot
( con sottotitoli in Italiano )
Trascrizione integrale del testo
Fin da quando ero bambina e ho visto "Guerre Stellari" per la prima volta, sono stata affascinata dall'idea dei personal robot. Da bambina amavo l'idea di un robot che interagisse con noi un po' come un amico utile e fidato - qualcosa che ci rendesse felici, che arricchisse le nostre vite e ci aiutasse a salvare una galassia o due. Sapevo che robot come quelli non esistevano davero ma sapevo che volevo costruirli.
o trascorsi 20 anni e sono entrata al MIT per studiare l'intelligenza artificiale. Siamo nel 1997 e la NASA ha appena fatto atterrare su Marte il primo robot. Ironicamente, però, i robot ancora non sono nelle nostre case. Mi ricordo di aver pensato ai motivi per cui fosse così. Uno in particolare mi ha davvero colpita. La robotica si occupa di interazione con gli oggetti non con le persone - certo non nel modo sociale che per noi sarebbe naturale e che farebbe sì che davvero la gente accettasse i robot nella vita quotidiana. Per me, questo era lo spazio bianco, ciò che i robot ancora non potevano fare. Così quell'anno cominciai a costruire questo robot, Kismet, il primo robot sociale al mondo. Dopo tre anni - un sacco di programmazione insieme ad altri studenti laureati del laboratorio - Kismet era pronto a iniziare a interagire con la gente.
Scienziato: voglio mostrarvi qualcosa.
Kismet: (mormorii indistinti)
Scienziato: questo orologio me l'ha regalato la mia ragazza.
Kismet: (mormorii indistinti)
Scienziato: sì, guarda, ha anche una lucina blu. L'ho quasi perso, questa settimana.
Cynthia Breazeal: Kismet interagiva con la gente un po' come un bambino che non parla, o non parla ancora, il che mi sembrava appropriato perché era il primo del suo genere. Non parlava una lingua, ma non era importante. Questo piccolo robot in qualche modo era in grado di inserirsi in qualcosa di profondamente sociale dentro di noi. E grazie a questo, era la promessa di un modo interamente nuovo con cui poter interagire con i robot.
Negli anni successivi ho continuato a esplorare questa dimensione interpersonale dei robot, presso il media lab con la mia squadra di studenti, tutti incredibilmente bravi. Uno dei miei robot preferiti è Leonardo. Abbiamo sviluppato Leonardo in collaborazione con Stan Winston Studio. Così voglio mostrarvi un momento di Leo che per me è piuttosto speciale. Questo è Matt Berlin che interagisce con Leo, gli mostra un oggetto nuovo. Ed essendo nuovo, Leo non sa davvero che farsene. Ma un po' come noi, può in un certo senso imparare delle cose sull'oggetto guardando la reazione di Matt.
(Video) Matt: Ciao Leo. Leo, questo è Cookie Monster (il mostro dei biscotti) Puoi trovare Cookie Monster? Leo, Cookie Monster è molto cattivo. E' davvero cattivo, Leo. Cookie Monster è davvero cattivo. Fa paura. Vuole i tuoi biscotti.
(Risate)
CB: bene, Leo e Cookie non sono partiti esattamente con il piede giusto, ma adesso vanno molto d'accordo.
Quello che ho imparato costruendo questi sistemi è che i robot sono davvero una tecnologia sociale molto intrigante. Dove è la loro abilità a premere i nostri bottoni sociali e a interagire con noi come un compagno a essere una parte fondamentale delle loro funzionalità. Con questo cambiamento nel modo di pensare ora possiamo iniziare a immaginare nel campo dei robot nuove domande, nuove possibilità, alle quali altrimenti potremmo non aver mai pensato. Cosa intendo quando dico "Premere i nostri bottoni sociali"? Be', una delle cose che ho imparato è che se progettiamo questi robot per comunicare con noi usando lo stesso linguaggio corporeo, lo stesso tipo di indizi non-verbali usati dalle persone - come sta facendo qui Nexi, il nostro robot umanoide - scopriamo che le persone reagiscono ai robot in gran parte come reagiscono alle persone. La gente usa questi segnali per determinare cose come quanto uno è persuasivo, quanto è piacevole, quanto è accattivante, quanto è degno di fiducia. Per i robot vale la stessa cosa.
Stiamo scoprendo che i robot stanno diventando davvero un nuovo, interessante strumento scientifico per capire il comportamento umano. Per rispondere a domande tipo: com'è possibile che un breve incontro basti per renderci in grado di stimare quanto una persona è degna di fiducia? Si pensa che un ruolo importante sia quello della mimica, ma come? E' la mimica di gesti particolari a contare? E' davvero difficile impararlo o capirlo guardando le persone, perché quando interagiamo tutti questi indizi li diamo automaticamente. Non li possiamo controllare attentamente perché sono inconsapevoli, per noi. Ma con un robot possiamo farlo.
Ecco in questo video.. è un video girato nel laboratorio di David DeSteno alla Northeastern University. Questo è uno psicologo con cui abbiamo collaborato. Questo è uno scienziato che sta attentamente controllando i segnali di Nexi per studiare questi temi. In sostanza, il motivo per cui funziona è che le persone si comportano proprio come persone anche quando stanno interagendo con un robot. Capito questo concetto chiave, ora possiamo incominciare a immaginare nuovi tipi di applicazioni per i robot. Per esempio, se i robot davvero reagiscono ai nostri segnali non verbali, forse potrebbero essere un nuovo, bel tipo di tecnologia delle comunicazioni. Immaginate: che dire di un accessorio robot per il cellulare? Chiamiamo il nostro amico, che mette il telefonino in un robot e bum! ecco che siete diventati un MeBot: potete guardarvi negli occhi, parlare con gli amici, muovervi, gesticolare... forse la cosa più vicina all'essere davvero lì fisicamente, o no?
Per esplorare questa domanda il mio studente Siggy Adalgerisson ha fatto uno studio in cui abbiamo portato dei partecipanti umani nel nostro laboratorio per svolgere un compito collaborativo con un collaboratore lontano, in remoto. Il compito comprendeva cose come guardare un insieme di oggetti sul tavolo, discuterne in termini di importanza e rilevanza per compiere un certo compito - alla fine è diventato un gioco di sopravvivenza - e dar loro un voto a seconda di quanto si pensava fossero importanti e di valore. Il collaboratore in remoto era uno sperimentatore del nostro gruppo e usavano una fra tre diverse tecnologie per interagire con i partecipanti. Il primo era soltanto lo schermo: un po' come una video conferenza dei nostri tempi. Il secondo voleva aggiungere mobilità, così lo schermo era su una base mobile. Se siete familiari con qualcuno dei robot in telepresenza, questa era un po' una situazione speculare. E infine avevamo un MeBot pienamente espressivo.
Dopo l'interazione, pertanto, chiedevamo alla gente di dare un voto alla qualità dell'interazione, con la tecnologia, con un collaboratore in remoto grazie a questa tecnologia, in un gran numero di modi diversi. Abbiamo considerato il coinvolgimento psicologico: quanta empatia hai provato per l'altra persona? Abbiamo considerato il coinvolgimento globale, il desiderio di collaborare. E questo è ciò che succede quando usano soltanto lo schermo. Quando aggiungiamo la mobilità - la capacità di muoversi sul tavolo - ecco un po' più di entusiasmo. Ancora di più se aggiungiamo un'espressività completa. Sembra che questo diventare un corpo fisico e sociale faccia davvero la differenza.
Proviamo a mettere tutto questo in un contesto preciso. Sappiamo che oggi le famiglie vivono sempre più lontane e questo dà sicuramente un bel po' di problemi alle relazioni familiari e ai legami familiari a distanza. Nel mio caso, ho tre figli maschi piccoli e voglio che abbiano un buonissimo rapporto con i loro nonni. Ma i miei genitori vivono a migliaia di chilometri di distanza, così non si vedono molto spesso. Abbiamo provato con Skype, con le telefonate, ma i miei figli sono piccoli: non vogliono davvero parlare, vogliono giocare. Adorano l'idea di pensare ai robot come a un nuovo tipo di gioco a distanza. Immagino che un giorno non troppo lontano mia mamma potrà andare al computer, aprire un browser e inserire un piccolo robot. Come nonna-bot potrà giocare, giocare davvero con i miei figli, i suoi nipoti, nel mondo reale, con i giochi reali. Posso immaginare nonne che giocano a giochi di società con le loro nipoti, con i loro amici, che sono in grado di condividere ogni sorta di attività familiare, come una storia della buonanotte. E attraverso questa tecnologia, essere in grado di partecipare attivamente alle vite dei loro nipoti in un modo che oggi non è possibile.
Pensiamo ad altri campi, come ad esempio la sanità. Oggi negli Stati Uniti oltre il 65 per cento della popolazione è sovrappeso oppure obeso, ed è un problema grave anche per i bambini. Sappiamo che invecchiando, se eri obeso già da giovane, puoi avere malattie croniche che non soltanto peggiorano la qualità della vita ma sono un fardello economico tremendo per il nostro sistema sociale. Ma se i robot possono essere coinvolgenti, se ci piace collaborare con loro, se sono persuasivi, forse un robot può aiutarci a tenere in piedi una dieta e a fare ginnastica, forse può aiutarci a gestire il nostro peso. Una specie di Grillo Parlante digitale - come nella favola - una sorta di presenza amichevole di sostegno che è sempre lì per aiutarci a prendere la decisione giusta nel modo giusto, al momento giusto, per aiutarci a costruire abitudini salutari. Così abbiamo esplorato davvero queste idee nel nostro laboratorio.
Questo è un robot, Autom. Cory Kidd ha sviluppato questo robot per la sua tesi di dottorato. L'ha progettato come robot che offra sostegno per la dieta e la ginnastica. Aveva un paio di semplici capacità non verbali. Poteva stabilire un contatto visivo, poteva condividere informazioni guardando uno schermo. Tu usi un'interfaccia a schermo per inserire le informazioni, tipo quante calorie mangi al giorno, o quanta ginnastica fai. E lui può aiutarti a tenerne traccia. Il robot parla con voce sintetica per coinvolgerti in un dialogo modellato secondo quelli degli allenatori, dei pazienti eccetera. Il robot si allea con te attraverso il dialogo. Potrebbe aiutare per stabilire gli obiettivi e tenere traccia dei progressi e sarebbe utile per motivarci.
Una domanda interessante è: il fatto di avere un corpo "sociale" è importante? E' importante che si tratti di un robot? Conta soltanto la qualità dei consigli e delle informazioni? Per rispondere a questa domanda abbiamo condotto uno studio, nell'area metropolitana di Boston, in cui abbiamo fatto uno di tre interventi nelle case della gente per diverse settimane. Un intervento era quello del robot che avete visto qui, Autom. Un altro era un computer che aveva la stessa interfaccia touch screen, gli stessi dialoghi. La qualità dei consigli era identica. Il terzo intervento constava di una penna e un diario di carta, perché questo è l'intervento standard che si ha tipicamente quando iniziamo una dieta e un programma di ginnastica.
Una delle cose che volevamo capire davvero non era quanto sarebbero dimagrite le persone, ma quanto avrebbero interagito con il robot. Perché la sfida non è perdere peso, ma mantenere il peso raggiunto, e più a lungo riusciamo a interagire più questo è indicativo, potenzialmente, di un successo a lungo termine. Quindi: la prima cosa da capire è per quanto tempo la gente interagisce con questi sistemi. Abbiamo scoperto che le persone interagivano con il robot significativamente più a lungo anche se la qualità dei consigli era identica a quella del computer. Quando abbiamo chiesto di valutare il tutto sulla base della qualità del rapporto di lavoro stabilito, la gente ha dato al robot voti più alti e ha affermato di fidarsi più del robot. (risate) Se consideriamo il coinvolgimento emotivo, era completamente diverso. La gente dava nomi ai robot, li vestiva. (Risate) E quando alla fine dello studio siamo andati a riprenderci i robot le gente arrivava fino alla macchina e salutava i robot con la mano. Con i computer, niente di tutto questo.
L'ultima cosa di cui voglio parlare oggi è il futuro dei mezzi di comunicazione per bambini. Sappiamo che oggi i bambini passano un sacco di tempo davanti allo schermo, sia quello della televisione, o dei giochi per computer o altri. I miei figli adorano lo schermo, lo adorano. Ma io voglio che giochino. Come madre, voglio che giochino a giochi "veri". Così nel mio gruppo ho un nuovo progetto che voglio presentarvi, si chiama Playtime Computing e prova a chiedersi cosa c'è di così coinvolgente nei mezzi di comunicazione digitali e, letteralmente, portarli fuori dallo schermo, nel mondo reale di un bambino, dove può assumere molte delle caratteristiche dei giochi veri. Ecco la prima esplorazione di quest'idea, dove i personaggi possono essere fisici o virtuali e dove il contenuto digitale può letteralmente uscire dallo schermo e poi ritornarci. Mi piace pensare a questa idea come il Pong di Atari di questo gioco di realtà mescolata.
Possiamo spingere l'idea oltre. Cosa succederebbe se... (Gioco) Nathan: eccolo, yay! CB: se il personaggio entrasse nel nostro mondo? I bambini adorano il momento in cui il personaggio diventa reale ed entra nel loro mondo. Quando è nel loro mondo possono relazionarsi con lui e giocare con lui in un modo fondamentalmente diverso da quello con cui giocano sullo schermo. Un'altra idea importante è la nozione di persistenza di un personaggio tra le realtà. I cambiamenti che i bambini fanno nel mondo reale devono essere tradotti nel mondo virtuale. Qui, Nathan ha cambiato la lettera A nel numero 2. Forse questi simboli danno ai personaggi dei poteri speciali quando arrivano nel mondo virtuale. Qui stanno rimandando il personaggio nel mondo virtuale, e adesso ha il potere dei numeri.
Per finire, quello che sto cercando di fare qui è di creare un'esperienza davvero immersiva per i bambini, dove possano davvero sentirsi parte della storia, dell'esperienza. Voglio sollecitare la loro immaginazione proprio come la mia fu sollecitata quand'ero bambina guardando "Guerre Stellari". E voglio fare ancora di più. Voglio che siano loro a creare le esperienze. Voglio che siano in grado di costruire, letteralmente, la loro immaginazione dentro queste esperienze, e farle proprie. Così abbiamo esplorato un sacco di idee sulla telepresenza e le realtà miste, in modo da permettere ai bambini di proiettare le loro idee in questo spazio dove altri bambini possono interagire con loro e basarsi su di loro. Voglio scoprire nuovi modi di creare media per bambini, che promuovano la creatività, l'apprendimento e l'innovazione. Credo sia una cosa davvero imporatnte.
Questo è un nuovo progetto. Abbiamo invitato in questo spazio un sacco di bambini e pensano che sia molto bello. Ma posso dirvi che la cosa che amano di più è il robot. Quello che interessa è il robot. I robot toccano qualcosa di profondamente umano in noi. Sia che ci aiutino a diventare creativi e innovativi o che ci aiutino a sentirci più uniti nonostante la distanza, o che siano il nostro alleato fedele che ci aiuta a raggiungere i nostri scopi personali per migliorare sempre più noi stessi, per me, i robot sono delle persone.
Grazie.
(applausi)
Trovi tutti i link ai post "TED Talks" già pubblicati qui sotto :
1° Elizabeth Gilbert sul genio
2° Il Cervello in tempo reale: C.deCharms
3° Al Gore sulle recenti modificazioni climatiche
4° Matthieu Ricard e l'abitudine alla felicità
5° Hans Rosling: I dati cambiano la Mentalità
6° Rebecca Saxe: Come si forma il giudizio morale
7° Jill Bolte Taylor: Racconto di un Ictus in diretta
8° Pranav Mistry: Nuove Tecnologie Sesto-Senso
9° Ramachandran: I Neuroni plasmano la Civiltà
10° Hans Rosling: Ascesa Asiatica come e quando
11° Rob Hopkins: Verso un Mondo senza Petrolio
12° Jamie Oliver: Educazione al Cibo per i Bambini
13° Bertrand Piccard: Avventura a Energia Solare
14° Dan Barber: Mi sono innamorato di un pesce
15° Aimee Mullins: L'opportunità delle avversità
16° Dan Buettner: Come vivere fino a 100 anni
17° Eric Topol: Il futuro senza fili della Medicina
18° James Randi demolisce le Frodi Paranormali
19° Richard Sears: Pianificare la fine del petrolio
20° Si può "affamare" il cancro con la dieta ?
21° Helen Fisher: Perché amiamo e tradiamo
22° Tan Le: Cuffia per leggere le onde cerebrali
23° J.Assange: Il mondo ha bisogno di Wikileaks
24° Hans Rosling: Cresce la popolazione globale
25° Derek Sivers: Tenetevi per voi i vostri obiettivi
26° C. Anderson: I Video stimolano l'Innovazione
27° Stefano Mancuso: L'intelligenza delle piante
28° Steven Johnson: Da dove provengono le Idee
29° Brian Skerry: Splendore e Orrore degli Oceani
30° TED Talks - Kristina Gjerde: Leggi Acque Internazionali
31° Marcel Dicke: Mangiare insetti: perché no ?
32° Amber Case: Siamo diventati tutti dei Cyborg
33° Hanna Rosin: I dati sull'ascesa delle Donne
34° N. Hertz: Quando non dare ascolto agli esperti
35° Patricia Kuhl: il Genio linguistico dei Bambini
36° Hans Rosling: Lavatrice magica e rivoluzione
37° Cynthia Breazeal: Arrivano i Personal Robot
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