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Video TED Talks - Elizabeth Gilbert sul Genio

18.09.09

  da Alex   , 3304 parole  
Categorie: Video, Risorse, Ricerca

Video TED Talks - Elizabeth Gilbert sul Genio

In una recente presentazione al TED, la scrittrice Elizabeth Gilbert riflette sulle cose impossibili che ci si aspetta dagli artisti e dai geni, e condivide con noi l'idea radicale che il genio, piuttosto che raramente incarnarsi in una persona, è una cosa che tutti noi possiamo possedere. E' un discorso divertente, personale e sorprendentemente commovente.

TED Talks - Elizabeth Gilbert sul Genio
( con sottotitoli in Italiano )

Elizabeth Gilbert sul genio con sottotitoli in Italiano

Trascrizione integrale del testo
Sono una scrittrice. Scrivere libri è la mia professione ma è più di questo, ovviamente. E' anche l'amore ed il fascino della mia vita. E non mi aspetto che possa cambiare. Ma, detto questo, qualcosa di particolare è successo recentemente nella mia vita e nella mia carriera, che mi ha portato a ricalibrare l'intero rapporto con questo lavoro. La cosa particolare è che ho recentemente scritto questo libro, questa biografia chiamata "Mangia, Prega, Ama" la quale, diversamente dai miei precedenti libri, per qualche ragione uscì nel mondo e diventò un grande, sensazionale, bestseller interazionale. Ed il risultato è che ovunque vada ora, le persone mi trattano come se fossi condannata. Davvero -- condannata, condannata! Vengono da me ora tutti preoccupati e mi dicono: "Non hai paura di non riuscire più a fare di meglio? Non hai paura di continuare a scrivere per tutta la vita senza poter più essere in grado di creare un libro che possa importare a qualcuno?" che possa importare a qualcuno?"

urante, sapete. Ma potrebbe andare peggio, a parte quello mi ricordo che più di 20 anni fa, quando cominciai a dire alle persone -- ero un'adolescente -- che volevo essere una scrittrice. Andavo incontro alla stessa reazione basata dalla paura. E la gente mi diceva, "Non temi di non riuscire ad avere successo? Non hai paura che l'umiliazione del rifiuto ti uccida? Non hai paura di fare questo mestiere per tutta la vita senza che nulla ne venga mai fuori e di morire su un cumulo di sogni infranti con la bocca piena di amare ceneri di fallimento?" (Risate) Cose così, sapete.

La risposta -- la breve risposta a tutte queste domande è: "Si." Si,ho paura di tutte quelle cose. Ho sempre avuto paura. Ed ho anche paura di molte altre cose che la gente non potrebbe indovinare. Come l'alga e altre cose spaventose. Ma, per quanto riguarda lo scrivere quello che pensavo e mi chiedevo ultimamente è perchè? E' razionale? E' logico che chiunque debba aspettarsi di essere spaventato da un lavoro che si sente nato per fare. Ma cosa c'è di così particolare nelle imprese creative da renderci nervosi riguardo alla salute mentale altrui in un modo che altre carriere non fanno? Come mio padre, per esempio, lui era un ingegnere chimico e non ricordo di una sola volta nei suoi 40 anni di attività in cui gli fosse chiesto se avesse paura ad essere ingegnere capite? Non ci fu mai -- quel blocco dell'ingegnere John, come va? Non funzionava così, capite? Onestamente, gli ingegneri chimici come gruppo non hanno certamente, nei secoli, guadagnato la reputazione di essere alcolizzati maniaci depressivi. (Risate)

Noi scrittori, abbiamo abbastanza questa reputazione, e non solo scrittori ma creativi di ogni genere, abbiamo questa reputazione di essere enormemente instabili mentalmente. E non resta altro che guardare al triste conteggio dei morti delle magnifiche menti creative che, solo nel ventesimo secolo, morirono giovani e spesso per mano loro. E anche quelli che non si sono suicidati sembrano essere realmente disfatti dai loro doni. Norman Mailer, prima di morire, nell'ultima intervista disse: "Ogni mio libro mi ha ucciso un poco di più" Una straordinaria affermazione riguardo al lavoro della propria vita. Ma non battiamo ciglio quando lo sentiamo dire perché abbiamo sentito queste cose talmente a lungo che in qualche modo abbiamo completamente interiorizzato ed accettato la nozione che la creatività e la sofferenza siano in qualche modo legate e che l'arte, alla fine, condurrà sempre all'angoscia.

E la domanda che voglio porre a tutti qua oggi è: siete d'accordo con quest'idea? Vi va bene questa cosa -- perché anche guardandola da un centimetro di distanza a me non va bene per niente questa supposizione. Penso sia odiosa. E penso sia anche pericolosa e non voglio vederla perpetuata nel prossimo secolo. Penso sia meglio incoraggiare le nostre grandi menti creative a vivere.

E sicuramente so che, nel mio caso -- nella mia situazione -- sarebbe molto pericoloso cominciare a fuggire verso quel sentiero oscuro di supposizioni, sopratutto date le circostanze in cui sono nella mia carriera. Ovvero -- insomma guardate, sono piuttosto giovane, ho circa 40 anni. Ho ancora circa quattro decadi di lavoro in me. Ed è molto probabile che qualsiasi cosa scriverò d'ora in poi sarà giudicato dal mondo come il lavoro che uscì dopo lo spaventoso successo del mio ultimo libro. Sarò schietta, perché siamo tutti più o meno amici qui -- è probabile che il mio più grande successo sia alle mie spalle. Oh, Gesù, che pensiero! Sapete questo è il genere di pensiero che porta una persona a cominciare a bere gin alle nove di mattina ed io non voglio farlo. (Risate) Preferirei continuare a fare questo lavoro che amo.

Quindi, la domanda diventa, come? E quindi mi sembra, dopo molte riflessioni, che il modo di lavorare per continuare a scrivere sia quello di creare un costrutto psicologico protettivo, ok? Devo in qualche modo trovare una distanza di sicurezza tra me, che sto scrivendo, e la mia naturale ansia su quale reazione quello scritto potrà ottenere E, mentre cercavo per tutto l'anno scorso modelli su come farlo cominciai a guardare attraverso il tempo, cercando di trovare altre società per vedere se potessero avere delle idee migliori e più sane su come aiutare le persone creative a gestire gli inerenti rischi emotivi della creatività.

E quella ricerca mi ha portato all'antica Grecia e antica Roma. Seguitemi perchè gira in cerchio e poi torna indietro. Nell'antica Grecia e antica Roma -- le persone non sembravano credere che la creatività venisse dagli uomini, OK? Si pensava che la creatività fosse questo spirito guardiano divino e che venisse agli uomini da una qualche sorgente distante e sconosciuta, per ragioni distanti e sconosciute. I greci chiamavano questi divini spiriti guardiani della creatività "demoni". Socrate, meravigliosamente, credeva di avere un demone che elargiva saggezza da lontano. I Romani erano della stessa idea, ma chiamavano quella specie di spirito senza corpo un genio. Il che è grandioso, perché i Romani non pensavano davvero che un genio fosse qualcuno particolarmente intelligente. Credevano che un genio fosse questa specie di entità divina che si credeva vivesse letteralmente nei muri dello studio di un artista, un po' come l'elfo Dobby, e che venisse fuori ad assistere di nascosto il lavoro dell'artista e a modellare il risultato di quel lavoro.

Eccezionale --- ecco, quella è la distanza della quale parlo -- quel costrutto psicologico che ti protegge dai risultati del tuo lavoro. E tutti sapevano che era così che funzionava, giusto? Così gli artisti antichi erano protetti da certe cose, come per esempio il troppo narcisismo, no? Se il tuo lavoro era eccezionale non potevi prendertene tutto il merito, tutti sapevano che eri stato aiutato da questo genio incorporeo. Se il tuo lavoro falliva, non era tutta colpa tua, giusto? Tutti sapevano che era il tuo genio ad essere un incapace. Ed così le persone han concepito la creatività in Occidente per molto tempo.

Poi il Rinascimento arrivò e tutto cambiò, e nacque questa grande idea; mettiamo l'essere umano al centro dell'universo sopra tutti gli dei e i misteri e senza più lasciare spazio alle creature mitiche che scrivono dettate dalla divinità. Questo fu il principio dell'umanesimo razionale e le persone cominciarono a pensare che la creatività venisse completamente dall'idividuo. E per la prima volta nella storia, si cominciò a riferirsi a questo o quell'artista come ad un genio piuttosto che ad una persona con del genio.

E devo dirvelo, penso che fu un grosso errore. Penso che permettere a qualcuno, una semplice persona di credere di essere come un recipiente come la fonte, l'essenza e la sorgente di tutti i misteri divini, creativi, inconoscibili ed eterni sia una responsabilità un filo troppo grande da dare alla fragile psiche umana. E' come chiedere a qualcuno di ingoiare il sole. Deforma e distorce completamente l'ego e crea tutte queste ingestibili aspettative sulla performance. E penso sia stata questa pressione ad aver distrutto gli artisti nei passati 500 anni.

E, se questo è vero, e penso che lo sia, la domanda diventa, e ora? Possiamo farlo diversamente? Magari tornare ad una comprensione più antica della relazione tra umani e mistero creativo. O forse no. Forse non possiamo cancellare 500 anni di pensiero razionale in un discorso di 18 minuti. E probabilmente c'è gente tra il pubblico che solleverebbe legittimi sospetti scientifici sulla nozione di, insomma, fate che seguono la gente sfregando succo di fata sui loro progetti. Probabilmente non vi convincerò tutti su questa cosa.

Ma la domanda che vorrei porre è -- perché no? Perché non pensarla in questo modo? Perché ha più senso di ogni altra cosa che abbia mai sentito per spiegare l'esasperante imprevedibilità del processo creativo. Un processo che, come chiunque che abbia mai tentato di fare qualcosa -- quindi, fondamentalmente, tutti qui -- sa, non si comporta razionalmente. E, infatti, può a volte sembrare completamente paranormale.

Ho fatto questo incontro recentemente con la straordinaria poetessa Ruth Stone, che ha ora 90 anni, ma che è stata una poetessa per tutta la vita e mi disse che durante la sua infanzia nella rurale Virginia, lavorava fuori nei campi, e lo sentiva, dentro di se, quando una poesia le arrivava dal paesaggio. Mi disse che era come un fragoroso treno d'aria. E che arrivava rotolando verso di lei dal paesaggio. Lo sentiva arrivare, poiché faceva tremare la terra sotto i suoi piedi. Sapeva di avere una sola cosa da fare a quel punto ed era di, parole sue, "correre come una matta." E correva quindi verso casa e veniva inseguita da questa poesia, e non avrebbe dovuto far altro che prendere un pezzo di carta e una matita abbastanza in fretta da, mentre la trapassava, raccoglierla e afferrarla sulla pagina. Altre volte non riusciva ad essere abbastanza veloce, così correva e correva e correva senza riuscire ad arrivare in casa e la poesia le rotolava attraverso e lei la perdeva ed avrebbe continuato a rotolare attraverso il paesaggio, cercando, come disse lei "un altro poeta." Poi c'erano quelle volte -- questo pezzo non lo dimenticherò mai -- c'erano dei momenti in cui la stava quasi perdendo, ok? Quindi, stava correndo a casa e stava cercando della carta e la poesia le passava attraverso, e afferrava una matita proprio nel mentre che stava passando, e poi disse, che era come se si allungasse con l'altra mano e la acciuffava. Acciuffava la poesia dalla coda e la rimetteva nel suo corpo e la trascriveva sulla pagina. E in questi casi, la poesia si sarebbe presentata sulla pagina perfetta e intatta ma al contrario, dall'ultima parola alla prima. (Risate)

Così quando lo sentii pensai -- è pazzesco, è esattamente uguale al mio processo creativo. (Risate)

Non tutto il mio processo creativo -- non sono una conduttura! Sono un mulo, ed il mio modo di lavororare è; svegliarmi allo stesso orario ogni giorno e sudare e lavorare e passarci sopra goffamente. Ma persino io, nella mia testardaggine, ho strisciato contro quella cosa, a volte. E immagino che anche molti di voi l'han fatto. Sapete, anche se il lavoro e le idee mi venissero date da una certa fonte non potrei onestamente saperlo. E cos'è questa cosa? E come possiamo relazionarci ad essa in modo da non farci perdere la testa, ma, piuttosto, che ci faccia rimanere sani?

Per quanto mi riguarda, il migliore esempio contemporaneo che ho è il musicista Tom Waits, il quale ho intervistato diversi anni fa per un giornale. Stavamo parlando di questo, e sapete, Tom, per la maggiorparte della vita è stato l'incarnazione dell'artista tormentato contemporaneo, cercando di controllare, gestire, dominare queste specie di impulsi creativi totalmente interiorizzati.

Ma poi invecchiò, si calmò, e un giorno mentre stava guidando su un' autostrada a Los Angeles, cambiò tutto per lui. Stava andando veloce e tutto d'un tratto sente questo piccolo frammento di melodia, che arriva nella sua testa come fa l'ispirazione, elusiva e allettante, e la vuole, sapete, è meravigliosa, e la desidera, ma non sa come prenderla. Non ha un pezzo di carta, non ha una matita, non ha un registratore.

Così comincia a sentire questa specie di vecchia ansia crescere in lui tipo, "la sto per perdere, e rimarrò ossessionato da questa canzone persempre. Non sono abbastanza bravo e non posso farcela." E invece di andare nel panico, si fermò. Fermò l'intero processo mentale e fece qualcosa di completamente nuovo. Guardò semplicemente il cielo e disse, "Scusa, non vedi che sto guidando?" (Risate) "Ti sembra che possa scrivere una canzone ora? Se davvero vuoi esistere, torna in un momento più opportuno quando posso prendermi cura di te. Altrimenti, vai ad importunare qualcun'altro oggi. Vai a disturbare Leonard Cohen."

E il suo processo lavorativo cambiò dopo questo. Non il lavoro, il lavoro era ancora oscuro come sempre. Ma il processo, e la pesante ansia che lo attorniava era stata rilasciata quando prese il genio, il genio che fuori di lui causava nient'altro che problemi e lo liberò rimandandolo indietro da dove veniva, realizzando che non doveva essere una cosa interiorizzata e tormentata. ma bensì questa peculiare, meravigliosa bizzarra collaborazione una conversazione tra Tom e questa cosa strana ed esterna che però non era Tom.

Così quanto sentii quella storia cominciò a cambiare un po' anche il modo in cui lavoravo io e già mi salvò una volta. Questa idea, mi salvò quando stavo scrivendo "Mangia, Prega, Ama", e caddi in una di quelle cave della disperazione in cui cadiamo tutti quando stiamo lavorando su qualcosa e non ci riusciamo e si comincia a pensare che sarà un disastro, che quello sarà il peggior libro mai scritto. Non solo brutto, proprio il peggior libro scritto. E cominciai a pensare di gettare questo progetto. Ma poi mi ricordai di Tom che parlava all'aria e ci provai. Così alzai la mia faccia in su dal manoscritto e diressi i miei commenti ad un angolo vuoto della stanza. E dissi ad alta voci, "Senti, cosa, entrambi sappiamo che se questo libro non sarà brillante non sarà interamente colpa mia, no? Perché come vedi io ci sto mettendo tutto quello che ho, non ho più di questo. Quindi se vuoi che sia migliore, devi presentarti e fare la tua parte. Ok. Ma se non lo fai, sai cosa, non me ne frega niente. Continuerò a scrivere lo stesso perchè è il mio lavoro. E vorrei per favore che fosse registrato che io oggi mi sono presentata per fare la mia parte" (Risate)

Perché -- (Applausi) alla fine è così, OK -- secoli fa nei deserti dell'Africa del Nord la gente si radunava per delle danze al chiaro di luna, danze e musica sacra che andavano avanti per ore e ore fino all'alba. Ed erano sempre magnifiche, perché i ballerini erano professionisti ed erano fantastici. Ma ogni tanto, raramente, qualcosa succedeva, e uno di questi artisti diventava in realtà trascendente. E so che sapete di cosa parlo, perchè so che l'avete vista tutti, ad un certo punto, una performance così. Era come se il tempo si fermasse, e il ballerino camminasse attraverso una specie di portale e non stava facendo niente di diverso dal solito, come le 1000 notti prima, ma tutto si allineava. E all'improvviso non apparve solamente come un umano. Ma si accese dal didentro e da sotto illuminato nel fuoco della divinità.

E quando questo succedeva, ai tempi, le persone sapevano ciò che era, lo chiamavano col suo nome. Congiungevano le mani e cominciavano a cantare, "Allah, Allah,Allah, Dio Dio, Dio". Quello è Dio, sapete. Curiosa nota storica -- quando i Mori invasero il sud della Spagna, presero questa abitudine con loro e la pronuncia cambiò nei secoli da "Allah, Allah, Allah" a "Ole, ole, ole", che ancora potete sentire nelle corride o nel flamenco. In Spagna, quando un artista ha fatto qualcosa di impossibile e magico, "Allah, ole, ole, Allah, magnifico, bravo," incomprensibile, eccolo -- uno scorcio di Dio. Ed è grandioso perchè ne abbiamo bisogno.

Ma, il problema arriva il giorno dopo, per il ballerino stesso, quando si sveglia e scopre che sono le 11 del mattino di Martedì e lo scorcio di Dio non c'è più. E' semplicemente un mortale con gran male alle ginocchia, e forse non riuscirà mai più ad ascendere a quell'altezza. E forse nessuno canterà il nome di Dio ancora mentre gira, e cosa quindi deve fare col resto della sua vita? E' difficile. Questa è una delle riconciliazioni più dolorose da fare in una vita creativa. Ma forse non deve per forza essere così angosciante se riuscite a non credere, anzitutto, che gli aspetti più straordinari del vostro essere vengono da voi stessi. Ma credeste semplicemente che vi vengono dati in prestito da una inimmaginabile fonte di questa squisita parte della vostra vita che dovete poi passare a qualcun'altro quando avete finito. E, sapete, se la pensiamo in questo modo tutto cambia.

E così ho cominciato a pensarla, ed è sicuramente come l'ho pensata per diversi mesi durante la lavorazione del libro che pubblicherò presto, il pericoloso, spaventoso, attesissimo seguito del mio grandioso successo.

E quel che devo continuare a dirmi quando mi sento elettrizzata da questo è, non aver paura. Non scoraggiarti. Fa solo il tuo lavoro. Continua a presentarti per la tua parte, qualsiasi possa essere. Se il tuo lavoro è ballare, balla. Se il divino, assurdo genio a te assegnato decide di lasciar scorgere qualche tipo di meraviglia, per un solo momento attraverso i tuoi sforzi, allora "Ole!" Altrimenti, fai lo stesso la tua danza. E "Ole!" a te lo stesso. Io ci credo e credo si debba insegnarlo. "Ole!" a te lo stesso, anche solo per aver avuto amore umano e testardaggine tali tali da farti presentare continuamente.

Grazie.

Trovi tutti i link ai post "TED Talks" già pubblicati qui sotto :

Elizabeth Gilbert sul genio

Il Cervello in tempo reale: C.deCharms

Al Gore sulle recenti modificazioni climatiche

Matthieu Ricard e l'abitudine alla felicità

Hans Rosling: I dati cambiano la Mentalità

Rebecca Saxe: Come si forma il giudizio morale

Jill Bolte Taylor: Racconto di un Ictus in diretta

Pranav Mistry: Nuove Tecnologie Sesto-Senso

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10° Hans Rosling: Ascesa Asiatica come e quando

11° Rob Hopkins: Verso un Mondo senza Petrolio

12° Jamie Oliver: Educazione al Cibo per i Bambini

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14° Dan Barber: Mi sono innamorato di un pesce

15° Aimee Mullins: L'opportunità delle avversità

16° Dan Buettner: Come vivere fino a 100 anni

17° Eric Topol: Il futuro senza fili della Medicina

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20° Si può "affamare" il cancro con la dieta ?

21° Helen Fisher: Perché amiamo e tradiamo

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25° Derek Sivers: Tenetevi per voi i vostri obiettivi

26° C. Anderson: I Video stimolano l'Innovazione

27° Stefano Mancuso: L'intelligenza delle piante

28° Steven Johnson: Da dove provengono le Idee

29° Brian Skerry: Splendore e Orrore degli Oceani

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31° Marcel Dicke: Mangiare insetti: perché no ?

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34° N. Hertz: Quando non dare ascolto agli esperti

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